30 luglio 2015

L'Avventura di un Giardiniere

lacameraverde

Sir Smithers ha raccolto le sue avventure in questo bellissimo libro, scritto poco dopo aver compiuto 80 anni e tradotto, dopo varie peripezie e “senza compensi terreni”, da  Gian Lupo Osti, suo carissimo amico e appassionato giardiniere. Inutile dire che il libro è magnifico e pieno di spunti: un personaggio come lui, che si narra ispirò a Ian Fleming il mitico agente 007, non poteva certo scrivere qualcosa di noioso!

La sua passione per le piante è un po’ il filo conduttore della sua vita: da bambino la tata Nanny gli insegnò a pressare e seccare i fiori, a succhiare i dolci germogli del biancospino e soprattutto ad amare le piante e da allora non ha più smesso.

Il suo primo giardino fu quello della casa dei genitori nello Hampshire, che gli avevano affidato la cura di due piccoli settori con la supervisione del capo giardiniere Lonsdale, poi finita la scuola, per una serie di coincidenze, si trovò a lavorare nell’intelligence, in un momento cruciale come quello dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Lavorando nella Marina ebbe la fortuna di vivere in Messico e di coltivare lì un bellissimo giardino pieno di orchidee, tra cui la Lycaste aromatica,  dall'incantevole fragranza speziata e tante palme, fino al rientro in Inghilterra come membro del partito conservatore.

Un nuovo  incarico e un nuovo giardino da coltivare all'ombra della cattedrale di Winchester: Colebrook House, completamente diverso da quello messicano, ma non meno appassionante, nel quale l’acqua era la vera protagonista.

Seguirono altri incarichi (e naturalmente altri giardini) fino all'ultima sfida in territorio svizzero, al confine con l’Italia: il famoso giardino di Vico Morcote. Il suo giardino venne pensato seguendo il principio che “come l’età del proprietario aumenta, così deve diminuire il lavoro nel giardino”, cercando cioè di creare un ecosistema indipendente che richieda meno cure possibili, in cui le piante fanno tutto il lavoro.

Dedica un intero capitolo alle magnolie, dalla classica soulangeana che si trova in tutti i vivai, a quelle più difficili da reperire, delle famiglie campbellii e sargentiana, la m. stellata e la crysanthemumiflora a fiore rosa, la wiesneri, la lilifolia, la sprengeri e gli esperimenti in giardino, gli ibridi nati a Vico Morcote e la michelia piantata in sua presenza a villa Thyssen dal Dalai Lama in persona!

Un altro capitolo è per i gigli, suo grande amore. Racconta di quando fece una spedizione in Birmania alla ricerca del Lilium sulphureum, introvabile allo stato originale, usato da anni nelle ibridazioni.

Volò a Rangoon e poi in treno a Mandalay fino a raggiungere il remoto orto botanico, dove il giardiniere naturalmente non parlava una parola d’inglese e quindi iniziò a disegnare il misterioso e profumatissimo giglio birmano….insomma una vera avventura da cercatore di piante! Da quel bulbo nacquero a Vico Morcote molti magnifici ibridi.

E poi ancora ci parla dei glicini e delle peonie, altre sue grandi passioni, delle clivie, delle nerine, che ibridò con successo nella sua serra, delle palme e persino dei cactus, con uno stile narrativo semplice e coinvolgente, il tutto corredato da una serie di bellissime foto scattate dallo stesso autore, appassionato fotografo dilettante.

Una lettura avvincente, un entusiasmo contagioso: la sua descrizione della Lapageria rosea (uno dei più bei rampicanti esistenti) me ne ha fatto innamorare perdutamente e, introvabile in vaso, sono corsa a ordinarne i semi su internet...li ho seminati un mese fa, dicono sia una pianta difficile...incrocio le dita!

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